Titolo: Il silenzio è la mia lingua
Autore: Argyris Sfountouris
Traduzione di: Sarina Reina
Editore: Asterios
Anno: 2022
Pagine: 160
Óλος ο κόσμος δεν βαραίνει όσο ένα παιδικό δάκρυ.Nulla pesa più della lacrima di un bambino. A. Sfountouris
Il silenzio è la mia lingua, è un libro di Argyris Sfountouris, scrittore di origine greca, che ha vissuto il dramma dell’occupazione tedesca e dell'eccidio della popolazione di Dìstomo.
Questo consiglio di lettura arriva sul molo di Leggi la Grecia grazie a Sarina Reina, la traduttrice dell’opera (pubblicata da Asterios in versione parziale).
Argyris Sfountouris non ha ancora compiuto quattro anni quando, il 10 giugno 1944, soldati delle truppe d’occupazione tedesca in Grecia, irrompono nel suo paese natale, dando inizio a un massacro che farà contare 218 vittime civili. A settant’anni di distanza Sfountouris scrive una serie di lettere a se stesso bambino per ripercorre i drammatici anni successivi all’eccidio di Dístomo, che lo videro ospite di orfanotrofi prima ad Atene e poi a Ekáli, fino al trasferimento a Trogen in Svizzera, presso un villaggio costruito appositamente per accogliere orfani di guerra da tutta Europa.
La forma epistolare ben si presta a comporre un racconto autobiografico che oscilla tra lo sguardo dell’uomo adulto, ormai in grado di vedere l’orrore in tutta la sua portata, e gli occhi del bambino che vive una serie di bruschi distacchi e congedi definitivi con lo sgomento di chi è ancora troppo giovane per comprendere ciò che è accaduto.
Nel colloquio con “il bambino che è in lui” ricordi incredibilmente vivi trasmettono l’intensità delle esperienze cruciali e il graduale affermarsi di una forza vitale che troverà nello studio della scienza il proprio sbocco.
Nella seconda parte del libro l’autore prende spunto dal 23° anniversario dell’attentato di Mölln per riflettere sulla reazione che un simile atto, al pari dei crimini di guerra, provoca nei cittadini e sul compito dei sopravvissuti: in entrambi i casi si tratta di ferite inflitte all’intera società che vanno elaborate a livello collettivo. Di qui il senso della commemorazione in quanto ricordo attivo, confronto con l’altro e comprensione profonda delle responsabilità.
Sono considerazioni di grande attualità, accompagnate da riflessioni sul tema della xenofobia, dell’integrazione e del compito degli insegnanti in vista della costruzione di una società etica.
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