23 febbraio 2023

Il silenzio che parla

 


Titolo: Il silenzio è la mia lingua
Autore: Argyris Sfountouris
Traduzione di: Sarina Reina
Editore: Asterios 
Anno: 2022
Pagine: 160





λος ο κόσμος δεν βαραίνει όσο ένα παιδικό δάκρυ.
Nulla pesa più della lacrima di un bambino. 
A. Sfountouris 

Da: Λογοκρισίες (Logokrisies, 2014)



Il silenzio è la mia lingua, è un libro di Argyris Sfountouris, scrittore di origine greca, che ha vissuto il dramma dell’occupazione tedesca e dell'eccidio della popolazione di Dìstomo. 

Questo consiglio di lettura arriva sul molo di Leggi la Grecia grazie a Sarina Reina, la traduttrice dell’opera (pubblicata da Asterios in versione parziale).


Argyris Sfountouris non ha ancora compiuto quattro anni quando, il 10 giugno 1944, soldati delle truppe d’occupazione tedesca in Grecia, irrompono nel suo paese natale, dando inizio a un massacro che farà contare 218 vittime civili. A settant’anni di distanza Sfountouris scrive una serie di lettere a se stesso bambino per ripercorre i drammatici anni successivi all’eccidio di Dístomo, che lo videro ospite di orfanotrofi prima ad Atene e poi a Ekáli, fino al trasferimento a Trogen in Svizzera, presso un villaggio costruito appositamente per accogliere orfani di guerra da tutta Europa. 


La forma epistolare ben si presta a comporre un racconto autobiografico che oscilla tra lo sguardo dell’uomo adulto, ormai in grado di vedere l’orrore in tutta la sua portata, e gli occhi del bambino che vive una serie di bruschi distacchi e congedi definitivi con lo sgomento di chi è ancora troppo giovane per comprendere ciò che è accaduto. 

Nel colloquio con “il bambino che è in lui” ricordi incredibilmente vivi trasmettono l’intensità delle esperienze cruciali e il graduale affermarsi di una forza vitale che troverà nello studio della scienza il proprio sbocco. 



Nella seconda parte del libro l’autore prende spunto dal 23° anniversario dell’attentato di Mölln per riflettere sulla reazione che un simile atto, al pari dei crimini di guerra, provoca nei cittadini e sul compito dei sopravvissuti: in entrambi i casi si tratta di ferite inflitte all’intera società che vanno elaborate a livello collettivo. Di qui il senso della commemorazione in quanto ricordo attivo, confronto con l’altro e comprensione profonda delle responsabilità. 


Sono considerazioni di grande attualità, accompagnate da riflessioni sul tema della xenofobia, dell’integrazione e del compito degli insegnanti in vista della costruzione di una società etica.


Qui di seguito, un'anteprima del volume:  IL SILENZIO PAGINE 1-30.pdf 




Argyris Sfountouris (Dístomo, 1940) perde entrambi i genitori il 10 giugno 1944 durante uno dei tanti eccidi di civili compiuti in Grecia dalle truppe di occupazione tedesca. Dal 1949 la sua vita prosegue nel Kinderdorf Pestalozzi a Trogen, in Svizzera. Si laurea in fisica al Politecnico di Zurigo, dove studia anche matematica, astrofisica, filosofia, pedagogia ed economia. Insegna fisica nelle scuole superiori, lavora nell’ambito della cooperazione internazionale (in Africa e in Asia), scrive poesie, prosa, saggi, libri di astronomia e traduce in tedesco poeti come Nikos Kazantzakis, Giannis Ritsos e Giorgos Seferis. Negli ultimi decenni si adopera attivamente per veder riconosciuti ufficialmente i crimini di guerra tedeschi in Grecia e promuovere la riconciliazione tra i due popoli: il suo impegno è al centro del documentario Ein Lied für Argyris (Una canzone per Argyris) del regista Stefan Haupt (2006) e viene riconosciuto con la laurea honoris causa conferitagli nel 2016 dall’Università dell’Egeo. 
Al racconto della sua vita è dedicato il libro di Patric Seibel Ich bleibe immer der vierjährige Junge von damals – Rimarrò sempre quel bambino di quattro anni – (Frankfurt am Main, Westend 2016). Argyris Sfountouris vive fra Zurigo e Atene.







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