Titolo: Matricola 31328
Autore: Ilias Venezis
Traduzione di: in cerca di editore
Traduzione di: Francesco Colafemmina
Editore: Settecolori (2022)
Genere: romanzo
Titolo originale: Το νούμερο 31328
Editore greco: ESTIA
Lito Seizani ci offre la sua colta lettura di traduttrice e poetessa del romanzo Matricola 31328 (che credo sia ancora inedito in Italia), attraverso il quale l'autore, Ilias Venezis, rievoca i tragici eventi che travolsero l'Asia Minore nel 1922.
Matricola 31328 di Ilias Venezis è un libro che leggevo da adolescente. In quegli anni ho letto tutti gli altri libri dello stesso autore che appartenevano alla cosiddetta "Generazione degli anni Trenta" greca. Furono pubblicati in piccoli volumi con copertina rigida dalla casa editrice Hestia e sono dei capolavori. Si possono ancora trovare nelle librerie.
Ho trovato il coraggio di ricominciare a leggere Matricola 31328 qualche giorno fa e, dopo le tre prime pagine, mi sono resa conto che non riuscivo ad andare avanti. All'improvviso mi è tornato in mente tutto ciò che avevo spinto lontano nell'inconscio, in aree desertiche molto simili a quelle descritte da Venezis nel suo libro dove lui stesso e i suoi compagni furono fatti prigionieri, o "schiavi" come dice lui, dai turchi. Costretti a camminare nell’entroterra del Paese, camminando per giorni e mesi, per raggiungere i crudeli "Amele taburu" o "Battaglioni di lavoro".
Alla fine, ho deciso di rileggere l'intero libro. Dopotutto mio nonno e suo fratello, giovani ragazzi greci di Smirne a quel tempo, avevano subito la stessa cosa. Finora pensavo che i limiti della violenza fossero stati indagati da Aleksandr Isaevič Solzenitsyn in Una giornata di Ivan Denisovič (Einaudi, 2017, ndr) e da Jung Chang in Cigni selvatici (Longanesi, 2014) e invece no. I limiti della violenza tra gli umani, o meglio di animali selvaggi e feroci su animali indifesi, sono meglio descritti da Venezis.