Autore: Dimitris Sotakis
Traduzione di: Maurizio De Rosa
Editore: Del Vecchio
Anno: 2019
Pagine: 170
Titolo originale: Το θαύμα της αναπνοής
Editore greco:Κέδρος
La vita non va sprecata in occupazioni superflue e in pensieri inutili
Un uomo disoccupato e prostrato dalla sua condizione economica risponde a un’offerta di lavoro. Il compito che gli si prospetta è semplice, dovrà mettere a disposizione di un istituto di studi il suo appartamento e ogni metro quadrato dell’abitazione si “tradurrà in un incremento (persino sostanzioso n.d.r) del suo conto in banca”. Per contratto il nuovo assunto non dovrà far altro che lasciar depositare mobili in casa sua, pur continuando a viverci dentro.
Seppur dubbioso, l’uomo stanco di cercare lavoro e di guardare impotente il logorarsi della salute di sua madre e dei suoi rapporti sentimentali e sociali, decide di firmare l’accordo.
Le consegne del mobilio iniziano subito e, se al principio sono saltuarie, col tempo si intensificano sempre più, fino a invadere gli spazi vitali del protagonista. Spazi ingombrati anche dalla presenza del responsabile del progetto e dei suoi assistenti che zelanti osservano l’uomo, mentre muti prendono appunti.
Ogni consegna accresce il conto bancario e al contempo sottrae aria. I mobili si accumulano e il protagonista, seppur soverchiato da quell’ingombro fino all’inverosimile, resiste nel miraggio di una vita futura più agita e serena, da vivere al fianco della sua amata.
Il romanzo è ambientato in una località anonima e incolore, più che una città sembra la disadorna planimetria redatta da un freddo burocrate urbanista. Una darsena, una filanda abbandonata, una piazza e tanti quadranti quanti sono i punti cardinali. Stop.
Anche i personaggi che si aggirano in questa storia sono privi di nome, eccetto la fidanzata del protagonista, Risha, e un loro comune amico, Dyto – nomi brevi quanto un respiro.
Narrato in prima persona, in uno stile asciutto, punteggiato di dialoghi rarefatti e stringati, il romanzo trasmette una sorta di ansia mista a sgomento, che tiene inchiodati al libro. Il lettore vorrebbe liberarsi di quelle pagine, tanto quanto il protagonista desidera liberarsi di quell’assurdo assedio casalingo, eppure entrambi scelgono di andare avanti, per scoprire fino a che punto si spingeranno l’assurda vicenda e le pretese del misterioso istituto. Qui il tempo non è cadenzato dalle lancette, ma da quell’attesa, di speranza e disperazione, che ti consegna nelle mani dell’altro.
Tra le pagine di Sotakis riaffiora, quindi, il concetto di attesa (vana) e del procrastinare come condizione di vita, tema ricorrente nella letteratura del Novecento – come non pensare a Il deserto dei Tartari di Buzzati o ad Aspettando Godot di Beckett.
Il miracolo di respirare si legge tutto d’un fiato e viene spontaneo rintracciarvi una metafora della crisi economica greca e del suo conseguente “piano di salvataggio”. Anche il fantomatico istituto del romanzo dichiara, infatti, di avere a cuore le sorti del nuovo assunto, nondimeno ogni sua “iniezione” di denaro sottrae ossigeno e vitalità all’individuo. Eppure – come nota lo stesso Maurizio De Rosa in La scatola nera del traduttore presente a fine volume – Sotakis ha scritto questo libro prima del 2009, vale a dire prima dell’esplosione della crisi. L’autore l’aveva, probabilmente, presagita in quanto considerata connaturata nel Capitalismo.
Il romanzo si presta certo anche ad altre interpretazioni che volgono lo sguardo a un piano esistenziale.Il disagio fisico o psicologico, la fragilità, l’insicurezza possono, per esempio, immobilizzarci e spingerci a procrastinare all’infinito scelte e azioni. La paura stessa di vivere diventa madre di una paralisi, nell’attesa sconfinata di un domani migliore.
Il miracolo di respirare è anche il miraggio del guadagno facile e rapido, col quale permetterci ciò di cui forse non abbiamo in realtà bisogno e che, dalla gabbia della povertà, ci conduce in un incubo privo di libertà e dignità.
Il romanzo di Sotakis va piuttosto letto come uno sprono a vivere appieno e adesso la nostra esistenza, perché non è “un’illusione, una prova”; non dovremmo sprecarla “in occupazioni superflue e in pensieri inutili”, ma ascoltare e seguire l’eco kavafiano:
“Farla non puoi, la vita,
come vorresti? Almeno questo tenta
quanto più puoi: non la svilire troppo...”*.
come vorresti? Almeno questo tenta
quanto più puoi: non la svilire troppo...”*.
*Traduzione di F. M. Pontani
Del Vecchio è uno di quegli editori esemplari che non trascurano l'importanza del ruolo del traduttore. Il nome di chi traduce compare in cover accanto a quello dell'autore e una "scatola nera del traduttore", a fine volume, svela le scelte e i retroscena che hanno condotto alla traduzione finale.
Dimitris Sotakis nasce ad Atene nel 1973. Ha studiato musica e ha pubblicato il suo primo libro a 24 anni.
Dal 2002 a oggi ha collezionato vari premi letterari nazionali e internazionali.
Il miracolo di respirare ha ottenuto, nel 2010, l’Athens Prize for literature – accanto allo scrittore cinese Mo Yan – “per la lucentezza della parola, i giochi linguistici, il substrato esistenziale della trama, la narrazione densa”.
Il romanzo è stato tradotto e pubblicato in numerose lingue. Secondo Dimitris Sotakis «incontrare lettori di ogni parte del mondo è un’esperienza speciale, è un processo psicologico particolare. La gioia è tale da non poter essere descritta: scrivi un libro nella totale solitudine e poi ti rendi conto che molte persone lo sentono parte sé».
“Quando traduci innanzitutto ti trovi ad essere responsabile di ogni parola"
Michael Moore
Nessun commento:
Posta un commento