11 agosto 2019

Il miele degli Angeli viene dall'Egeo

Autore: Vanghelis Chatzighiannidis
Traduzione di: Maurizio De Rosa
Editore: Crocetti
Anno: 2003 
Pagine: 222

Titolo originale: Oἱ τέσσερις τοῖχοι
Editore greco: Τὸ Ροδακιό

Disponibile anche in e-book




Lasciate che una goccia di questo miele vi si posi sulla lingua, attendete che si espanda sulle papille gustative e vi accarezzi il palato e vi accorgerete che non ne potrete più fare a meno.


È Il miele degli Angeli, l'Anghelicò, e la sua formula è nota solo al suo produttore che la custodisce con grande gelosia. P. Rodakìs, questo è il nome del creatore del fluido nettare color oro, vive su un’isola greca, dove la vita scorre placida, almeno in apparenza. E altrettanto imperturbabile appare il protagonista stesso, il quale “in circostanze che avrebbero fatto perdere le staffe a chiunque altro, si limitava a compiere una semplice quanto breve smorfia di disappunto con il labbro superiore”.
Neanche il suo viaggio in giro per il mondo, e a lungo pianificato, scuote la sua emotività, eccetto per la soddisfazione procuratagli dai cimeli acquistati lungo il percorso, che gli avrebbero permesso di “crearsi per il futuro un po’ di prezioso passato” (interessante spunto di riflessione: possiamo creare, plasmare i nostri ricordi per un futuro più piacevole?).
Eppure nella calma apparente di quest’isola dell’Egeo di cose ne accadono, a cominciare dall’arrivo di una donna, Vania, dal passato misterioso. Il suo destino si incrocerà con quello del misantropo P. Rodakìs – non vi dico, è ovvio, come e perché – con decisive conseguenze per le loro vite.
“Ecco, l’altra sera sulla nostra isola è arrivata una straniera. È stata mia moglie a trovarla, era al porto seduta su due bauli e piangeva a dirotto”, racconta il pope all'intraprendente protagonista.
Su quest’isola ognuno è alla ricerca di qualcosa e ognuno nasconde qualcosa: P. Rodakìs ricerca e protegge la formula perfetta del suo miele – i cui indizi gli erano stati lasciati dal padre in un’espressione tutta da svelare –, Vania è alla ricerca di un rifugio dove poter nascondere sé e il suo passato, vari avventori cercano di avere almeno una boccetta del miele prodigioso o di carpirne il segreto, il pope che tutto sa ma nulla, o quasi, dice.

Il romanzo scorre pagina dopo pagina in una scrittura fluida e ironica, che fluisce attraverso una trama visionaria e articolata, intessuta di fascino e di mistero, che rimanda al filone letterario del realismo magico.

«Πεταλούδα σε πηγάδι» του Βαγγέλη Χατζηγιαννίδη


Il miele degli angeli è la prova d'esordio di Vanghelis Chatzighiannidis. Il libro ha subito riscosso gran successo in patria ed è stato tradotto in varie lingue – spagnolo, inglese, portoghese e francese.
A chi gli chiede conto del sarcasmo che aleggia nelle sue opere, Chatzighiannidis risponde che in fondo è ciò che fa con noi la vita, che sardonica ascolta i nostri sogni, le nostre ambizioni, i nostri desideri e poi a volte ci spinge verso di essi, altre ci tira per l’orecchio e ci trascina nella direzione opposta.



Vanghelis Chatzighiannidis nasce a Serres nel 1967, studia Legge e Teatro ad Atene. Dopo aver lavorato per un periodo come attore teatrale, si dedica alla scrittura. 
Ha pubblicato vari romanzi, racconti e opere teatrali, tutte messe in scena. Per le sue opere ha ricevuto premi e riconoscimenti in patria e all’estero. Anche i suoi romanzi seguenti hanno avuto un buon riscontro di pubblico, mi riferisco a L’ospite (traduz. di A. Urbano, Crocetti 2007) e a Minima traccia, non ancora pubblicato in Italia.
Nella sua prolificità, Chatzighiannidis ha curato anche la stesura del libretto per la trasposizione in opera del romanzo Z, di V. Vassilikos.

                                                       



La traduzione è quel qualcosa che trasforma tutto in modo che nulla cambi. 
Günter Grass



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